Lago di Giulianello

Da DPCServizi | Ven, 12/15/2023 - 19:47
Il lago di Giulianello, chiamato anche "Lago La Torre" è il terzo lago vulcanico dei Colli Albani, dopo il Lago Albano e il lago di Nemi. Nel 2007, con decreto del presidente della Regione Lazio, è stato eretto a monumento naturale. Si tratta di un lago vulcanico di forma ovale dal perimetro di 1,8 km, ed è posto tra i comuni di Velletri e di Cori, in un'exclave amministrata dal comune di Artena. Orograficamente, è individuabile nella piana tra i Colli Albani e i monti Lepini. Sito di gradevole bellezza paesaggistica, ospita una notevole biodiversità di fauna (ittica e avifaunistica) e di flora (canneti e querce secolari lungo la riva).

Tempio di Castore e Polluce

Da DPCServizi | Ven, 12/15/2023 - 19:36
Situato all’estremità orientale della vasta zona (odierna via delle Colonne) che ospitava il foro, ciò attualmente è visibile risale agli inizi del I sec. a. C.: consiste in una parte del podio, sul quale poggiano due delle sei colonne originarie, in stile corinzio, recanti ancora tracce dello stucco che le rivestiva. Parti di una terza colonna, appartenente al lato destro, si vedono inserite nel muro di una casa privata. Sull’architrave, elemento del quale poggia ancora sulle due colonne, un’iscrizione dedica il tempio a Castore e Polluce e ricorda i nomi dei due magistrati che ne curarono la realizzazione utilizzando denaro proveniente dal tesoro del tempio.

Museo della Città e del Territorio

Da DPCServizi | Ven, 12/15/2023 - 19:34
A differenza di altri vicini distretti del Lazio, l’area dei Monti Lepini rivela – appena si consideri in corretta prospettiva storica – una omogeneità storica assai meno concreta di quanto gli attuali orientamenti di politica e promozione culturale vorrebbero suggerire. In effetti, nel corso di una storia plurisecolare, i Monti Lepini (e le contermini valli Latina e Pontina) hanno via via costituito l’area di contatto e frizione tra diversi gruppi etnici (in età preromana), il comparto geografico di una fitta rete di insediamenti diversi per origine e statuto istituzionale (in età romana e in età medievale), il territorio conteso tra diverse signorie (in età medievale e rinascimentale); nella struttura amministrativa e religiosa dello Stato della Chiesa i Lepini risultavano divisi tra diocesi differenti e chiaramente distinti nei due versanti, montano interno e tirrenico, della “bifronte” provincia di Campania et Maritima. Il carattere storico-territoriale assegnato al Museo di Cori ha inteso illustrare questa complessa vicenda storica e il ricco patrimonio culturale di un ampio settore tra i meno noti del Lazio meridionale. Al contempo, si è voluto porre l’accento sulle forme, i tempi e i contenuti della “riscoperta” dei Monti Lepini e della loro “fortuna” in età moderna e contemporanea quando la suggestione delle vestigia del passato incessantemente richiamava artisti, viaggiatori ed intellettuali italiani ed europei. Non per caso, l’allestimento del Museo si apre con la serie di stampe che Giovanni Battista Piranesi (1764) e Luigi Rossini (1826) dedicarono alle Antichità di Cora, eccezionalmente riprodotte, dai rami originali, dalla Calcografia dell’Istituto Nazionale per la Grafica: questi capolavori dell’incisione italiana, insieme ad analoghe opere del XVIII e XIX secolo dedicate ad altri centri e monumenti Lepini, costituirono il principale veicolo, in ambito europeo, per la conoscenza del patrimonio storico e artistico locale, contribuendo sensibilmente alla formazione della identità culturale della regione. Con eguale intento, il percorso espositivo si chiude con i disegni acquerellati dei monumenti di Cori di Théodore Labrouste, pensionnaire dell’Accademia di Francia a Villa Medici (1831), qui riprodotti per gentile concessione dell’École Normale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi: come in altri casi analoghi, l’approccio “scientifico” allo studio dei resti archeologici avviava una nuova stagione di indagini sul patrimonio culturale Lepino secondo metodologie e orientamenti culturali pienamente moderni. Per la sua impostazione, il percorso espositivo del Museo – articolato in otto sezioni cronologiche e tematiche con un impegnativo apparato didattico – evoca diversi contesti geografici e storici dell’area Lepina pur dedicando particolare attenzione all’antica città di Cori nota per la particolare concentrazione di emergenze archeologiche ed artistiche come il tempio detto di Ercole sull’acropoli (seconda metà del II sec. a.C.) e la cappella dell’Annunziata con l’intatto ciclo di affreschi (1422-1460), entrambi Monumenti Nazionali.

Piazza del Pozzo Dorico

Da DPCServizi | Ven, 12/15/2023 - 19:32
La piazza poggia su un terrazzamento realizzato tra il II e il I sec. a.C. proprio sotto il tempio dei Dioscuri e la successiva chiesa del SS. Salvatore (XIII sec. d.C.). Di certo, aveva la funzione di ampliare lo spazio del foro, ma non solo. Come suggerisce il nome, Pozzo Dorico nasconde un segreto: era la copertura di uno spazio polifunzionale. Sotto il suo selciato bianco si apre una serie di ambienti che servivano principalmente da cisterna di raccolta dell’acqua, ma è quasi certo che ospitassero anche un mercato coperto, opifici per la lavorazione delle materie prime e magazzini. La traccia più evidente della funzione idrica è il tombino in pietra sul lato verso via Petrarca. Per il complesso sistema idrico, in passato si è pensato che gli ambienti sotto la piazza ospitassero le terme di Cori. In realtà, oggi si tende a escludere l’ipotesi. Tale piazza è il perfetto esempio di come Cori abbia assorbito, inglobato e riadattato a usi moderni tutti i suoi spazi più antichi. La città vecchia vive ancora nella città nuova.

Tempio di Ercole

Da DPCServizi | Ven, 12/15/2023 - 19:29
Uno dei monumenti più noti dei Lepini si affaccia su un meraviglioso panorama. Il tempio di Ercole a Cori, costruito tra l’89 e l’80 avanti Cristo, poggia sulle mura poligonali erette dai Volsci. La recente scoperta di molti ex voto nella stirpe votiva fa presumere che in realtà esso fosse dedicato ad una divinità protettrice della salute. L’attribuzione ad Ercole non è certa. Il Tempio è tetrastilo e presenta due colonne per lato oltre alle quattro sulla facciata. Le colonne doriche in travertino, alte sette metri, sono arrivate quasi intatte fino a noi. oggiano su base, terminando con echino ed abaco molto ridotti. Sulle colonne poggiano un architrave e un fregio dorico con triglifi e metope. La facciata è coronata da un frontone triangolare con cornici aggettanti. Il pronao ha pianta quasi quadrata (m 7,96X6,92).

Ponte Romano della Catena

Da DPCServizi | Ven, 12/15/2023 - 19:28
Situato poco fuori Piazza Ninfina, si conserva l’unico ponte antico ancora visibile, il Ponte della Carena, il quale consente ancora il superamento, in direzione di Ninfa e Norma, del fosso che circonda l’abitato. L’importanza di questo percorso si è mantenuta costante per tutte le epoche storiche. Il ponte è costituito da due metri di spalla formata da blocchi di calcare posati orizzontalmente; i due muri poggiano sulla rocca appositamente tagliata. L’arco a tutto sesto ha l’armilla formata da tre file di conci radiali in tufo. Le più recenti interpretazioni datano l’intera struttura al II – I secolo a.C.

Cinta Muraria Poligonale

Da DPCServizi | Ven, 12/15/2023 - 19:26
L’importanza strategica di Cori nell’ambito secolare della guerra tra Romani e Volsci è provata dai circa 1.800 metri di mura di cinta in opera poligonale. Secondo quanto evidenziato da alcuni studiosi, probabilmente, la città era difesa da una cinta di I e II maniera, ovvero caratterizzata da blocchi non molto sgrossati, incastrati tar loro e non perfettamente allineati. All’interno è invece possibile vedere dei terrazzamenti della III maniera, ovvero utilizzando blocchi squadrati in modo più regolare e disposti perfettamente allineati, che potevano avere anche funzione difensiva. Per quanto riguarda la cinta muraria, risultano ben conservati i lati rivolti a nord, est e sud, mentre il alto ovest non è in gran parte più visibile. Le mura sono state realizzate in un arco di tempo che va dall’inizio del V secolo a.C. alla fine del IV secolo a.C. Tra le costruzioni di mura poligonale di III maniera visibili, pregevole è il tratto posto di fronte al Palazzo Comunale, con tre spigoli ben curati. Nel corso del tempo, in età romana (periodo Sillano), furono introdotte due torri, poi rinforzate nel medioevo. La più importante, tra quelle ancora visibili, è la cosiddetta Torre di Silla, in Piazza Segnina, divenuta abitazione privata.

Chiesa di Santa Oliva

Da DPCServizi | Ven, 12/15/2023 - 19:10
Situata di fronte al Palazzo Comunale, sull’omonima piazza, sorge sui resti del Tempio di Giano; nasce dalla fusione di due chiese preesistenti, tanto che sono ancora visibili le due entrate separate. Delle due chiese, quella più antica è a tre navate, con quella di sinistra che si collega con la seconda struttura, aggiunta nel 1477. Nella navata di destra si trova un pregevole affresco raffigurante il Cristo Benedicente. Nella chiesa più piccola si trovano numerosi affreschi con scene del Vecchio e del Nuovo Testamento, e l’abside affrescata con l’Incoronazione della Vergine ad opera, si ipotizza, di un allievo del Pinturicchio nel 1507. A fianco della chiesa c’è un chiostro a due ordini di colonne, realizzato nel 1400.

Chiesa di San Francesco

Da DPCServizi | Ven, 12/15/2023 - 19:08
La chiesa fu costruita tra il 1521 e il 1528. La facciata presenta quattro lesene in muratura, un oculus centrale, un frontone il portale di forma rettangolare. E’ composta da una sola navata. Ai lati della quale si aprono otto cappelle con archi a tutto sesto e decorate con stucchi barocchi. Il soffitto è a cassettoni dorati, realizzati nel 1676. Pregevoli la pala dell’altare maggiore raffigurante l’Adorazione del Bambino ( XVI secolo ), il coro di noce riccamente intagliato e una tela raffigurante San Carlo Borromeo. La chiesa presenta un alto campanile ed è affiancata da un chiostro con ampio porticato affrescato con scene tratte dalla vita di San Francesco. Il complesso p situato nella omonima piazza.