Da DPCServizi | Lun, 10/24/2022 - 13:30

Le origini di Giulianello sono molto antiche, si pensa che l'antico castello l'ex feudo sia appartenuto alla famiglia Giulia (ovvero la famiglia di Giulio Cesare l'ex dittatore romano morto nel 44 a.C.), il cui castello fu donato alla nipote di Giulio Cesare una certa Giulia. Ne è testimone un'urna sepolcrale dedicata ad una Giulia della famiglia di Giulio Cesare scoperta nel 1684 dai Frati Minori del colle di S. Lucia. Giulianello nacque nel 143 a.C. sotto l'Impero romano d'occidente. La presenza dei castelli di Guliano (Gulianello attualmente) e Roccamassima, ancora oggi così ben conservati con tutta la cinta muraria, sono il segno che il sistema castrense interessò Giulianello e Roccamassima.

Il territorio di Giulianello e quindi anche il Monte Massimo che ne costituiva parte integrante, era intorno al VI secolo d.C. pressoché coperto da macchia mediterranea. Tassi, caprini, crognali, querce secolari e soreca rivestivano tanto le colline formatesi con i detriti lavici eruttati nel pleistocene dal vulcano laziale, tanto le zone calcaree del monte massimo. Rari erano gli insediamenti abitativi posti per lo più nelle sommità dei colli e sulle pendici del Monte Massimo. Ad abitarvi erano soprattutto pastori semi-nomadi che profittavano degli enormi spazi a loro disposizione per procurare cibo agli armenti, senza bisogno di arare sfruttando i pascoli ed i terreni più umidi dove le erbe nascevano spontaneamente. Le comunità pastorali vivevano in piccoli villaggi di capanne e non avevano grandi aperture verso l'esterno.

La loro economia era di autosussistenza: la quasi totalità del prodotto era destinato al sostenimento del proprio nucleo familiare. Fu nel periodo tardo-imperiale che il patriziato romano cominciò ad interessarsi di questo territorio che era pur sempre sottoposto all'imperatore. Prima di allora la lontananza delle grandi vie di comunicazione lo avevano reso impervio e scarsamente abitato. I desideri del patriziato di insediarsi nel Fundus Julianus (attualmente territorio di Gulianello), erano legati ad utilizzi in chiave economico-produttiva; essi vi edificarono delle ville rustiche, abitazioni simili a grandi fattorie che, data l'amenità del luogo venivano utilizzati per brevi soggiorni estivi o per battute di caccia. All'interno di queste abitazioni i nobili patrizi vi ponevano a risiedere una o più famiglie di schiavi che lavoravano per sostenere la famiglia Patrizia. Nel Fendus Julianus in più siti vi sono resti di ville rustiche. Basterà recarsi nelle sommità di rilievi, alle pendici del Monte Massimo o sui colli e si rinverranno quelli che nel dialetto giulianese vengono chiamati "casalinacci", in tufo ma anche in pietra. Sono testimonianze della presenza di insediamenti abitativi sin dall'epoca romana. In questo periodo il Feudus Julianus aveva 1-2 abitanti circa, invece attorno all'anno 1000 ci fu un aumento della popolazione. L'anno 1000 fu un periodo importante per Giuliano, soprattutto nel 1202 per aver stretto un accordo con il pontefice Innocenzo III.

La bolla di Papa Innocenzo III del 1020, in cui si afferma che il Monte Massimo venne donato al Papa dagli "Homines de Juliano", rappresenta la più probabile testimonianza dell'esistenza di una comunità nella quale confluì ogni pater familias in rappresentanza di tutti in nuclei residenti del territorio. È notevole auctoritas doveva aver raggiunto questa comunità nella quale confluì se, come è dato leggere da tanta fonte, alla stessa veniva riconosciuta la capacità di donare una parte del territorio. Esistono altresì documenti circa la esistenza di una comunità organizzata all'interno del Fundus Julianus già agli inizi del XIII secolo. Si legge nel "Registro delle congregazioni economiche di casa Salviati che il duca Giuliano, Signore di Giuliano e Roccamassima in data 1731, ribadiva che i vassalli godevano del diritto di lavorare con l'unico onere della corresponsione del quarto del prodotto ed ove il Feudatario avesse voluto disporre di mano d'opera doveva retribuire la prestazione con generi alimentari o denaro.

Nel 1870 Giuliano passò dallo Stato Pontificio al Regno d'Italia, divenendo frazione del Comune di Cori e mutando il nome in Giulianello, per distinguersi dall'omonimo paese del frusinate

Curiosità

Le origini di Giulianello sono molto antiche, si pensa che l'antico castello l'ex feudo si appartenuto alla famiglia Giulia (ovvero la famiglia di Giulio Cesare l'ex dittatore romano morto nel 44 a.C.), il cui castello fu donato alla nipote di Giulio Cesare una certa Giulia. Ne è testimone un'urna sepolcrale dedicata ad una Giulia della famiglia di Giulio Cesare scoperta nel 1684 dai Frati Minori del colle di S. Lucia. A ponente del Castello un certo Antonio Maria figlio di una duchessa vi fece costruire nel XV secolo la chiesa. Misurava 58 palmi di lunghezza e 30 di larghezza, era dedicata a S. Giovanni Battista. Le notizie di Giulianello risalgono all'anno 1000, se è vero ciò che asserisce il Piazza, che in un codice dell'archivio Vaticano esiste la memoria della traslazione nella chiesa di Giuliano del corpo di S. Marco papa, che venne dai romani trasportato nella basilica Marciana di Roma, quando essi incendiarono, sotto Eugenio III, il detto castello. Nel 1520 ha inizio la storia di Gesù Bambino nella chiesa di S. Giovanni Battista di Giulianello. Chi dominava il territorio dell'attuale Giulianello negli anni 1700-1870 era il regno della Chiesa Romana, dalla quale si crede sia stata concessa in feudo per opera di Innocenzo III alla propria famiglia dei Conti. Il Castello e il paese di Giulianello è stato abitato e governato come feudo da vari nobili dei quali: soprattutto i membri della Famiglia Salviati a partire dal Quattrocento passando ai Borghese a fine Settecento come ducato.

Lago di Giulianello

Via della Transumanza da Jenne ad Anzio

Passando per il Monumento Naturale Lago di Giulianello
Tale percorso ha rappresentato una delle più importanti strade del commercio fino all’epoca medievale. Oggi rileva, oltre che per il suo valore storico, perché interessa aree di elevato pregio ambientalistico: attraversando la tenuta di “Torrecchia Vecchia”, il Monumento Naturale “Lago di Giulianello”, la “Selva di Paliano” e il “Parco dei Monti Simbruini”, interseca due tratti della “Via Francigena del Sud” (Velletri−Fossanova e Casilina) e il “Cammino di San Benedetto”.

Alla luce della recente candidatura della transumanza a patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO, questo potrebbe essere uno strumento in più per garantire la tutela del territorio e delle sue tradizioni: per secoli il tratturo – o strada Doganale – è stato parte rilevante dell’economia rurale della nostra comunità. L’obiettivo attuale è farlo ripartire in chiave moderna, collegandolo alle peculiarità paesaggistiche e alle eccellenze eno-gastronomiche locali, in stretta connessione con tutti gli altri”.

Il Bambinello di Giulianello

All’interno della Chiesa San Giovanni Battista di Giulianello - che si presenta per la pianta e la facciata molto corrispondente al modello cinquecentesco, nonostante sia stata realizzata in età pienamente barocca - viene custodita la statuetta del Bambin Gesù, scolpita nel XVI secolo da un devoto francescano sul legno d’ulivo del Getsemani. La statuetta viene venerata dai giulianesi dal 1798 e viene fatta “sfilare” per le principali vie del paese il giorno dell’Epifania, lo stesso giorno in cui si celebra il tradizionale “bacio del Bambinello” che da sempre riesce a coinvolgere la maggior parte dei cittadini.

Giovanni Paolo II durante l'udienza papale del 2 dicembre 1998 ha benedetto la sacra statuetta del Bambinello di Giulianello.

Il giorno del 6 gennaio, a Giulianello, si rinnova la tradizione del Bacio del Bambinello. La statuetta del Bambin Gesù, scolpita nel XVI secolo da un devoto francescano sul legno d’ulivo del Getsemani, è custodita all’interno della sacra cappella della cinquecentesca Chiesa di San Giovanni Battista, ed è stata benedetta da Sua Santità Giovanni Paolo II durante l’udienza papale del 2 Dicembre 1998. Come dal 1798, la mattina dell’Epifania, dopo la santa messa delle ore 10:00, la statuetta viene fatta sfilare in processione per le principali vie del paese, portata in spalla dagli storici Incollatori. Alle ore 15:30, avrà luogo il consueto Bacio del Bambinello, un rito che da sempre riesce a coinvolgere la maggior parte dei cittadini che trovano tranquillità e conforto nello sguardo rasserenante e fiducioso del Gesù Bambino.

I Canti Popolari

A Giulianello canti popolari di oltre mille anni fa si sono tramandati di generazione in generazione, attirando l’attenzione di grandi studiosi di musica popolare, come Giovanna Marini e Ambrogio Sparagna. Da oltre quarant’anni sopravvivono grazie al gruppo delle Donne di Giulianello.

Il canto della Passione di Giulianello
È la processione del venerdì santo l’occasione migliore per ascoltare le Donne di Giulianello mentre sfilano per le vie del borgo intonando il loro canto più celebre: il canto della Passione. Vi troverete davanti allo spettacolo di alcune “contadine”, come si definiscono loro stesse, che modulano un canto giulianese risalente all’incirca all’anno 1000. La composizione si è tramandata di generazione in generazione tra i contadini di Giulianello, arrivando intatta fino alle nostre orecchie. Una testimonianza talmente preziosa che il Centre Pompidou di Parigi ne conserva una registrazione.

La riscoperta di una tradizione secolare
Al canto della Passione si sono interessati grandi studiosi di musica e tradizioni popolari, tra cui Ambrogio Sparagna, Giovanna Marini e il linguista Tullio De Mauro. Ma presto è stato chiaro che il canto della Passione era solo la punta di un iceberg fatto di canti popolari vecchi di secoli, che si cantavano durante il lavoro nei campi. Ed è qui che le donne giulianesi li hanno imparati fin da piccole. Tutti i canti sono polifonici, con voci principali che si alternano e un coro che risponde. I temi non sono soltanto liturgici, ma raccontano in gran parte di una società contadina arcaica, di duro lavoro e sfruttamento da parte dei padroni: un documento di valore inestimabile non solo a livello musicale, ma anche antropologico.

Le Donne di Giulianello
Per evitare che un simile patrimonio andasse perduto per sempre, negli anni Settanta Raffaele Marchetti si dedicò a studiarlo e a riscoprirlo, e fondò il gruppo delle Donne di Giulianello. Non si tratta di un gruppo folkloristico, ma di donne senza alcuna educazione musicale, che si limitano a tramandare i canti imparati da bambine. Dopo l’interessamento di cultori della musica popolare come Giovanna Marini, Ambrogio Sparagna, Eugenio Bennato e Mimmo Epifani, sono diventate via via più celebri e hanno partecipato a numerosi festival di musica popolare di primo piano. Per ascoltarle, potete assistere alla processione del venerdì santo, oppure alla rassegna di cultura e civiltà popolare Il Lago Cantato, che si svolge ogni anno a settembre sulle rive del lago di Giulianello.

Siamo di Giulianello e siamo donne
andiamo ’nguera senza portà l’arme
siamo più forti noi de le colonne
Povero Giulianello ntorno ntorno
ce l’hanno fatto l’allorgio de legno
n’se sa né quando è notte né quando è giorno
E me ne vengo pianino pianino
Te vengo a riverì col cuore in mano
E me nginocchio a lo primo scalino
e me nginocchio e te chiedo perdono
(strofe da un canto delle donne di Giulianello)

Il ruolo della donna in questa comunità ha avuto da sempre un ruolo molto forte, lascia ad oggi tradizioni che cerchiamo di mantenere e ritrovare. Ci sono le Donne Cicoriare chiamate così perché raccoglievano le varietà di erbe spontanee con le quali sfamavano la famiglia oppure vendevano nei mercati, le Donne Cantrici, le Donne ricamatrici

Rita Levi Montalcini

Il Premio Nobel per la Medicina (1986) Rita Levi Montalcini (Torino, 22 Aprile 1909 – Roma, 30 Dicembre 2012) invece, cittadina onoraria di Cori dal 3 Novembre 2007, è stata scelta per l’alto contributo scientifico e umano dato al progresso della società, in particolare per aver onorato Giulianello della sua discreta ma illustre presenza. Qui trascorreva le sue vacanze, nella casa di campagna immersa nel caratteristico paesaggio giulianese di cui era rimasta affascinata.

Dominio Collettivo A.S.B.U.C. Giulianello di Cori

Dominio Collettivo A.S.B.U.C. Giulianello di Cori

Giulianello è una frazione del Comune di Cori (provincia di Latina).

Gli abitanti vantano dei diritti di uso civico sui terreni dell’ex feudo di Giulianello, secondo il principio “ubi fueda ibi demania” (come confermato dalla sentenza della Corte Suprema di Cassazione, Seconda Sezione Civile, n. 2986 del 6 maggio 1980).

Con la sentenza n. 1559/93, la Corte Suprema di Cassazione, Sezione II civile, riconosce “gli abitanti della frazione di Giulianello titolari dei diritti di uso civico di pascolo, di legnatico al secco e di semina con corrisposta del quarto sui terreni indicati nell’atto di riassunzione notificato il 7 ottobre – 15 novembre 1980, compresi nell’ex feudo di Giulianello”.

I proprietari dei terreni gravati dai diritti di uso civico sono pertanto tenuti a liquidare tali diritti a favore della comunità. I proventi vanno a ricostituire un bene (Dominio collettivo) la cui gestione è ad opera dell’A.S.B.U.C. (Amministrazione Separata Beni di Uso Civico) di Giulianello con un Consiglio che si rinnova ogni cinque anni.

L’Amministrazione Separata dei Beni di Uso Civico di Giulianello costituita a norma della l.4 agosto 1894 n. 397 sull’ordinamento dei domini collettivi nelle provincie dell’ex Stato pontificio, riconosciuta come ordinamento giuridico primario della comunità originaria di Giulianello a norma art. 1 Legge 20 novembre 2017 n. 168 (pubbl. in G.U. n. 278 del 28 novembre 2017) entrata in vigore il 13 dicembre 2017, assume la denominazione di “Dominio Collettivo A.S.B.U.C. Giulianello”.

Scopo dell’A.S.B.U.C. è dunque la gestione delle liquidazioni dei terreni/immobili gravati dagli usi civici al fine di ricostituire il patrimonio collettivo, creare risorse e occupazione valorizzando il territorio e l’economia agricola e turistica.

Sono titolari dei diritti collettivi di godimento, esercitati collettivamente o individualmente, tutti i residenti da almeno 5 anni nella frazione di Giulianello.

Obiettivo è quello di contribuire a salvaguardare questa razza al fine di conservare e valorizzare l’agrobiodiversità laziale a rischio di erosione.

Contribuire all’evoluzione e la Crescita del cammino della Via Francigena, progetto al quale l’ASBUC ha sempre creduto e oggi è divenuto Cammino Europeo.

È stato anche avviato un allevamento di vacche maremmane e cavalli romani della Maremma Laziale con l’Obiettivo di contribuire a salvaguardare razze autoctone puntando sulla conservazione e la valorizzazione dell’agrobiodiversità.


Si offre la possibilità di vivere un’esperienza insieme a questi incredibili animali:

  • Avvicinamento al cavallo individuali o di gruppo
  • Avvicinamento al cavallo per bambini individuali o di gruppo
  • “Come un buttero”, esperienza di lavoro in azienda agricola
  • Trekking a cavallo (2 giorni) per esperti

Farina del nostro sacco

Chiamata così perché è realizzata con il grano del Dominio Collettivo ASBUC di Giulianello.

Nel 2021 l’ASBUC, con i proventi derivanti dalle liquidazioni degli usi civici e a seguito di una consultazione popolare, l’ASBUC ha realizzato l’acquisito di 105 ettari all’interno del Monumento Naturale Lago di Giulianello. Una parte di questi terreni è stata dedicata all’agricoltura.

Nel 2022 è iniziata la procedura per la conversione biologica dell’azienda. Vogliamo che la produzione del grano rispetti l’ambiente e tuteli la biodiversità. Scelte fondamentali per la salute delle persone e del territorio.
Quest’anno è stato raccolto il grano e siamo pronti a condividere la farina con la comunità.