Piazza Palatina

Da DPCServizi | Gio, 05/11/2023 - 12:02
Il nome tradizionale dell’area identifica oggi un antico slargo della antica Via Appia sostenuto da una massiccia opera poligonale, per probabili operazioni di manovra o stallo carri. Siamo a Terracina.In foto: Piazza Palatina Schizzo del Labruzzi nel 1789. Nel sito raffigurato nella tavola è il paesaggio stesso, attraversato dal basolato della via Appia, a rappresentare un “monumento”. Si tratta del punto più alto della via, a monte di Terracina, in cui questa aggira lo sperone del Monte Croce e dove è scavato nella roccia viva, quasi a picco sul mare, uno spiazzo semicircolare di circa 22 metri, in parte sostenuto da grossi blocchi di calcare, da cui si gode una splendida vista sulla costa. Della denominazione di richiamo medievale, Piazza dei Paladini, si ignora l’origine, ma il luogo coincide probabilmente con il Saltus ad Lautulas, più volte nominato dalle fonti. Questo era in origine l’unico passaggio fra la pianura di Terracina e quella di Fondi, cioè tra il Lazio e la Campania, divisi dalle due catene del Monte Croce e del Monte Giusto, propaggini meridionali dei Monti Ausoni. Lo spiazzo aveva lo scopo di far riposare uomini e animali dopo la lunga salita e a fornire anche un riparo dal sole e dalla pioggia nella grotta scavata nel dorso della montagna. Grazie ad una notevole opera ingegneristica, generalmente attribuita a Traiano, fu realizzato un grandioso taglio artificiale, per un’altezza di 36 metri, come indicato dalle incisioni praticate sulla parete, di quello sperone di roccia a strapiombo sul mare, chiamato Pesco Montano, che impediva il passaggio lungo il mare, costringendo alla difficile salita del Saltus ad Lautulas. Proprio per la sua posizione, durante la Repubblica il sito fu considerato un importantissimo punto strategico e le fonti ne parlano come luogo in cui si svolse lo scontro decisivo tra Romani e Sanniti nel 315 a.C., ancora prima della costruzione della Regina Viarum, e in seguito Annibale nel 217 a.C. trovò qui sbarrata la sua marcia verso Roma. Il percorso, in leggera pendenza, è delimitato sulla destra dallo sperone di roccia ricco di vegetazione e sulla sinistra da grossi blocchi squadrati di pietra. Ancora si può percorrere la strada con parte del basolato calcareo originale, godendo di un panorama spettacolare.

Mausoleo dell'Imperatore Galba

Da DPCServizi | Sab, 05/06/2023 - 10:35
Al km 110.500 della via Appia è il mausoleo attribuito per anni all'imperatore romano Servio Sulpicio Galba, ma de rinvenimento di una fistula di piombo ha permesso di attribuire a Sex Julius Frontinus (Sesto Giulio Frantino) che possedeva nella zona, secondo le fonti letterarie, una sontuosa villa ancora non rinvenuta. Il mausoleo è di lime quadrangolare con perimetro di ca. 32 m e alzato conservato di ca. 10 m. La struttura è realizzata con grossi blocchi monolitici, bugnati sulla faccia nord dov'è l'ingresso. A ca. 500 m a nord rispetto al mausoleo descritto, oltre i la ferrovia, ma allineato con quest'ultimo, è un secondo mausoleo, leggermente più piccolo, sempre di forma quadrangolare detto della "Marchesella" o "Marchicella" dalle genti del luogo. Il complesso è privo della copertura e presenta l'ingresso architrave modanata sul lato ovest. Alcune testimonianze riportano la presenza di pitture all'interno della camera funeraria ma oggi tali tracce non sono visibili. Secondo le testimonianze fornite dai locali, le due strutture sarebbero collegate da un lungo cunicolo sotterraneo che sarebbe stato parzialmente esplorato negli anni settanta del 1900.

Torre dell'Epitaffio

Da DPCServizi | Sab, 05/06/2023 - 10:21
Al km 109,400 della via Appia si incontra il complesso detto dell'Epitaffio. Si tratta di un monumento realizzato con pietra calcarea affiancato da una torre e da una porta d'ingresso sotto cui passava l'antica via Appia che scendeva da Piazza Palatino (Terracina). Il monumento è costituito da un basamento realizzato con blocchi di maggiori dimensioni di tipo più arcaico (forse un altare pagano), mentre l'alzato con quattro cariatidi a volto maschile, iscrizione centrale, modanature e blocchi di minori dimensioni sono pertinenti a modifiche apportate nel 1568. L'opera affianca, come accennato, la nota Torre 'avvistamento voluta dal papa Sisto V perché confine dello Stato Pontificio La Torre è costituita da un corpo parallelepipedo impostato su un basamento troncopiramidale; l'alzato termina con una merlatura aggettante all'esterno. Su ciascun lato dell'alzato sono visibili due finestre, mentre su tre lati sono porte d'accesso alla struttura. La torre è realizzata con pietre di pezzatura piccola e media, con angolari squadrati anch'essi in pietra locale, ricoperti in origine da stucco, di cui sono ancora visibili i resti; fino al 12 gennaio 1927 l'Epitaffio segnava anche il confine politico tra Lazio e Campania. L'area compresa tra la torre di Portella e l'Epitaffio, ca. 1.000 ettari, risultava terra neutrale e sfuggiva alla vigilanza della gendarmeria pontificia e borbonica per cui il brigantaggio ne beneficio per i propri interessi. A segnare fisicamente il confine tra chiesa e regno di Napoli erano vari cippi lapidei, ancora visibili sul terreno, con inciso il giglio mal lato di Napoli e le chiavi incrociate sul lato verso Roma. Sotto uno di questi segnacoli è stato rinvenuto recentemente un grosso disco bronzeo con rappresentati i simboli dei due stati confinanti.

Museo delle Navi Romane

Da DPCServizi | Mer, 05/03/2023 - 19:22
Il Museo delle Navi Romane di Nemi viene realizzato dall’architetto Vittorio Morpurgo tra il 1933 ed il 1939 per ospitare le due navi romane rinvenute nel bacino nemorense tra il 1928 ed il 1932. Si trattava di una residenza da diporto dell’imperatore Caligola e di un tempio galleggiante dedicato al culto di Iside, che serviva anche per l’Isidis navigium, un rituale che chiedeva alla dea egiziana buoni auspici per l’inizio della stagione della navigazione. Vennero affondate poco dopo la prima metà del I secolo d.C. a causa della damnatio memoriae che colpì l’imperatore e condannò all’oblio ogni bene a lui ricollegabile. La notte del 31 maggio del 1944 un incendio doloso, che coinvolse il Museo delle Navi Romane di Nemi, distrusse i due capolavori di ingegneristica romana, ma anche da ciò che resta, attualmente esposto all’interno di un’ala della struttura, si evince la grandiosità di ciò che era. L’altra ala del Museo è dedicata ai rinvenimenti provenienti dall’area dei Castelli Romani e dal santuario di Diana Nemorense, di poco distante.

Statua della Grande Madre Terra

Da DPCServizi | Mer, 05/03/2023 - 19:16
Ultima opera realizzata dal Maestro Luciano Mastrolorenzi per la cittadina e donata alla comunità nel 2012, la Statua della Grande Madre Terra crea un legame diretto con il passato e con i culti ancestrali che caratterizzavano la religiosità dei popoli locali. In un legame ideale con la Diana Nemorense e con la Madonna di Versacarro, questa statua è un omaggio alle divinità femminili così come al culto della Vergine, accomunate nei secoli dalla devozione popolare.

Statua di Caligola

Da DPCServizi | Mer, 05/03/2023 - 18:53
Situata all’angolo tra il corso e Piazza Umberto I, l’erma in bronzo raffigurante Caligola è un’opera dello scultore Luciano Mastrolorenzi dedicata all’imperatore, nato ad Anzio il 31 agosto del 12 d.C. La storia dell’imperatore è strettamente legata al luogo, in quanto fece costruire due sontuose imbarcazioni sulla riva settentrionale del bacino lacustre: una svolgeva la funzione di palazzo galleggiante, l’altra di tempio dedicato alla dea egizia Iside. Per conservarle fu inaugurato nl 1936 un Museo, situato a breve distanza dal luogo del rinvenimento dall’architetto Vittorio Morpurgo, colpito nel 1944 da un incendio doloso ma ora aperto al pubblico grazie ad una esemplare opera di restauro.

Scavi McDonalds Marino

Da DPCServizi | Mer, 05/03/2023 - 17:37
Un tratto di strada romana lungo 45 metri e largo più di due, in basolato perfettamente conservato del II-I secolo a.C. E poi tre scheletri maschili, sepolti tra il II-III d.C. Di certo quando la McDonald's Italia nel 2014 iniziò i lavori per un nuovo ristorante alle porte di Roma, a Frattocchie nel comune di Marino, non immaginava un ritrovamento tanto prezioso. E invece dopo tre anni di lavori con la Soprintendenza archeologica per l'area metropolitana di Roma, Viterbo ed Etruria meridionale, da quella scoperta è nata una vera galleria museale sotterranea, con percorso bilingue per adulti e bambini, aperta a tutti, gratuitamente e indipendentemente dal ristorante, ma godibile anche dai tavoli grazie alla struttura a ponte. Un ritrovamento che ha sorpreso non tanto per la collocazione, a pochi metri dalla via Appia, sin dalla sua fondazione nel 312 a.C. trafficatissima di carri, persone e merci. Ma per le perfette condizioni in cui il terreno ha mantenuto la strada, coperta, per più di duemila anni.

Palazzo Savelli

Da DPCServizi | Mer, 05/03/2023 - 16:19
È un palazzo nobiliare di Albano Laziale, attualmente sede del Comune di Albano Laziale. Costruito nel Medioevo come fortezza lungo la via Appia, nel corso dei secoli si espanse occupando una vastissima superficie, inglobando i ruderi della Porta Pretoria e anche la Chiesa di San Pietro Apostolo, dietro alla quale era annessa la cappella di iuspatronatus della famiglia Savelli.

Chiesa di Santa Maria della Rotonda

Da DPCServizi | Mer, 05/03/2023 - 16:13
Il complesso di S. Maria della Rotonda si trova su di un grazioso ninfeo che mostra uno splendido precedente del più famoso Panteon romano. Fu consacrato nel 1060, anche se si iniziò ad usarlo per le celebrazioni ecclesiastiche già nel IX secolo. L’edificio fu più volte trasformato, prima nel seicento e nell’ottocento e successivamente con un ultimo restauro nel 1938 che riportò l’edificio allo splendore dell’età romana. L’interno è indubbiamente di grande fascino e bellezza, fra le opere di maggior imponenza si può annoverare l’antica icona della Madonna con il Bambino, posta sull’altare centrale, sulla destra dell’altare, all’interno dei catini, vi sono dei suggestivi resti di affreschi, fra i quali il meglio conservato è quello della “storia della vera croce” probabilmente realizzato nel XIV sec. Un altro magnifico affresco si può vedere sull’altare destro, realizzato nel XIII sec. È attribuito al Cavallini e raffigura S. Anna, S. Ambrogio e S. Giovanni. Tutti gli altari della chiesa sono stati ricavati da antichi frammenti architettonici di età severiana

Sepolcro degli Orazi e Curiazi

Da DPCServizi | Mer, 05/03/2023 - 16:04
Sull’alto basamento quadrangolare, realizzato come tutto il monumento in grossi parallelepipedi di peperino, si ergevano quattro tronchi di cono sugli angoli e forse un quinto, più alto, su di una base centrale a tamburo. Il mausoleo fu edificato in età repubblicana, nella prima metà del I sec. a.C. e quindi non può essere riferito ai mitici fratelli Orazi e Curiazi. Alcuni studiosi recentemente ritengono che questo mausoleo costituisca una erudita ricostruzione della tomba di Arunte da parte dell’antica famiglia Arruntia che qui vicino aveva i suoi possedimenti.